di Daria Romei, partecipante al viaggio di gruppo del febbraio 2014
Sono giorni che attendo quell'attimo perfetto, solenne e sgombro da ogni pensiero per scrivere in pace le mie impressioni sul viaggio in Lapponia. Ed eccotelo arrivato quel momento che tutto ha, tranne quella agognata solennità e candida leggerezza: sono le 20 di domenica sera e mi trovo in coda in mezzo al traffico alpino. In due ore ho percorso solo 32 dei 390 km che mi separano da casa. Rientrata dal viaggio ad Abisko ho provato a trascorrere un fine settimana tranquillo nella mia campagna tra dolci colline, bosco e caprioli. Qualcosa non ha funzionato e giorno dopo giorno è cresciuto il "mal d'aurora boreale". Ogni giorno a consultare il sito per verificare la probabilità di aurore ed a guardarmele in diretta dalla web cam dell'aurora Sky station. Una profonda nostalgia di quei posti mi ha spinto, al secondo fine settimana di astinenza, ad andare a cercar la neve. Ne ho trovata tanta, dai 2 ai 4 metri, boschi, alberi innevati, tutto ciò che si può desiderare da un paesaggio alpino, ma eccomi qui e di rientro a casa, intrappolata nel traffico di sciatori sulle piste prima ed auto adesso, penso e ripenso alla Lapponia. La neve pare la stessa sebbene quella cortinese sia sporcata dalla sabbia sahariana (anche questo oltre al traffico ed alla densità abitativa, difficilmente capitano sul parallelo 68) ma tutto intorno è diverso e mi rendo conto che la magia della Lapponia non è replicabile al di fuori di quel territorio geografico. Ciò che più mi ha affascinato è l’immensa distesa di natura intatta, dove l’uomo gioca un ruolo di terz’ordine, da ospite discreto più che da conquistatore sfrontato come invece accade sulle nostre montagne. Nella terra lappone si respira potenza che sale dal ghiaccio sotto ai pieni, che scende dal cielo con l’aurora boreale. C’è un gioco continuo tra terra e cielo e l’uomo resta un piccolo spettatore di questa esplosione di bellezza. Assistere all’aurora boreale è come essere accolti in un momento di intimità della natura: il primo momento in cui vedi il cielo tingersi di verde e non sai di preciso cosa aspettarti, ti colpisce dentro e ti fa sentire un privilegiato. Ti circondano il silenzio, la sensazione di libertà, gli scenari spettacolari di laghi ghiacciati senza più una linea di demarcazione con il cielo. Tutto avvolto in una luce tenue ma calda, fugace ma sottilmente tenace sulla linea dell’orizzonte. Questo viaggio ha segnato il cuore. L’aurora di per sé, sebbene scientificamente spiegata, rimane un mistero superlativo. L’attesa dell’aurora in compagnia di persone altrettanto desiderose di vederla è stato quanto di meglio potessi chiedere ad un viaggio. Non conta essere lì, perché oggigiorno tutti possono andare ovunque: sul ghiaccio di notte rimangono in attesa quei compagni che amano le stesse cose che tu vedi e senti e questa condivisione ti avvicina emotivamente anche a chi hai conosciuto solo da poche ore. Resta un mistero questo affiatamento che c’è stato nel gruppo e in quanto tale lo accolgo così come viene: mi ha fatto star bene, felice di esser lassù sul parallelo 68. Questo è un viaggio che vale la pena di fare ogniqualvolta senti il bisogno di stoccare l’anima con un evento straordinario, quando senti la voglia di una intensa ed intima emozione, di respirare un amore ed un rispetto per la natura che oramai chi vive nelle affollate e caotiche città ha perso a scapito di una relazione fugace con una valanga di dati ed informazioni che tutto chiedono e niente lasciano. Ritornerò sul parallelo 68. E’ una promessa. Note tecniche: Alla mia seconda esperienza di gruppo, dopo 25 anni da “solista”, sebbene inizialmente non ne avessi compreso il meccanismo, ho molto apprezzato il “taglio” dato al viaggio: Gabriele è prima di tutto un appassionato, non una guida in senso lato. Non è un viaggio da bandierina e microfoni, né da spaghetti e intrattenimento. E’ un viaggio solido, dritto, puro. Si entra in Lapponia, non si assiste alla Lapponia. Ci si cala in una realtà diversa, la si vive da dentro quindi se il giorno prima incredula assisti alle signore fare la spesa al supermercato con la slitta, il giorno dopo ci stai sopra te, magari trainata dai cani. Silvia è un’organizzatrice rigorosa ed efficace. Ci si sente di essere in loro compagnia, non scarrozzati a destra e manca. A posteriori, personalmente, avrei preferito saltare il giorno a Stoccolma e puntare dritto verso nord perché quello è lo scopo del mio viaggio. Dopo aver visto il magnetometro schizzare a 6 il giorno in cui siamo partiti e sapere che la sera prima di arrivare c’era stata un’aurora bellissima... Proprio perché si va lassù per l’aurora la prossima volta cercherò di non perdermi nemmeno un attimo di possibilità di vederla. :-). Una nota di merito alle eccelse colazioni. Mentre per le cene, speravo in piatti più semplici, in zuppe da bosco e falò, una cucina quotidiana piuttosto che la ricercatezza dei giorni di festa, giusto per sentirsi ancora più lapponi che visitatori. :-)”
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Gli autoriSono persone che hanno viaggiato con noi e che hanno deciso di condividere le proprie emozioni scrivendo dei racconti, delle poesie, delle testimonianze I racconti
Marzo 2018
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