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  Eclissi di Sole, Aurora Boreale, Polar Night, Sole di mezzanotte. Splendidi viaggi avventura.

Andare per vedere l'Aurora Boreale non ha di certo fatto male

20/2/2014

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di Giovanna Avancini, partecipante al viaggio di gruppo di febbraio 2014

Era una giornata di febbraio piovosa
Ma io dentro ero molto gioiosa.
Perché l’avventura stava per iniziare.
Andavo a vedere l’Aurora Boreale!!
Giù, in treno  fino a Milano
Per prendere l’ areoplano.
E poi via, a Stoccolma volare
Per poter il gruppo incontrare:
Una settimana passata fianco a fianco
In un mondo tutto bianco.

Domenica  tranquilla per iniziare
Passata nella capitale a visitare
Vie, stradine,  musei e palazzi
E per i “veci” Abba uscire pazzi!!

Il giorno dopo si va verso il circolo polare
Per poter, nella città di Kìruna, arrivare.
Il clima è fresco e ci siamo dovuti coprire
E qui le tute termiche  sono dovute intervenire.
Tutone, guantoni, berretti e scarponcini
E come direbbe Daria: “siete proprio bellini!” 
Tute fatte quasi su misura…
Così “Grossi” da far  paura!! 

Serata davanti al fuoco su pelli di renne
Curiosi di ascoltare le tipiche strenne
Con le “parenti” fatte a spezzatino
e succo di bacche in un curioso bicchierino
Meglio con la luce non guardare
Altrimenti può venire da vom…are  
Per la pulizia assai carente
Che potrebbe spaventare tanta gente!

La Lapponia  poi ci fa un regalone
Una strana luce di color verdone ..
Che si fa sempre  più vedere
E le guide che non ci riescono a trattenere
Giù di corsa per una sentiero senza farci male
Emozionati per la nostra prima  aurora boreale!!
Il Cuore che batte a tutta velocità
E sui nostri volti la felicità
Per quel fenomeno tanto strano
Che ci ha fatto venire da tanto lontano.

La notte è passata un po’ agitata
Ed è subito arrivata la mattinata. 
L’hotel di ghiaccio siamo andati a visitare 
Per poi alle renne dar da mangiare.
Muschi e licheni abbiamo comprato
Così loro il doppio han’ guadagnato!

Alla sera, all’Aurora Station siam saliti
E abbiam messo altri vestiti.
Una tutona ancor giù grossa
E ancor più difficile era ogni mossa.
Il posto dovrebbe esser stato il migliore
Ma neanche l’ombra del verde bagliore.

Iniziata è, una nuova giornata
Iniziata con una bella mattinata
Una piacevole e tranquilla  ciaspolata
In una valle che sembrava incantata
La neve bianchissima  ed  immacolata
Che aspettava solo di essere calpestata
Invece ecco la sera, con l’agitazione,
Per rivivere l’emozione
Abbiamo riso, abbiamo scherzato
E con le torce abbiamo giocato.
Abbiamo passato una serata divertente
Anche se dell’aurora purtroppo niente. 

Certo che gli svedesi sono un pò  strani
Tipo… andare in giro trainati dai cani
E noi gli abbiamo voluti imitare
Ed ecco che sulle slitte  ci potete trovare
Viaaaaaaaa!! Veloci come il vento
Con questi esserini che erano un portento!
Giornata e serata da ricordare
Con un’aurora spettacolare.
Sul lago ghiacciato siamo stati
Con gli occhi verso il cielo puntati.
Eravamo pieni di soddisfazione
E nel Cuore un’altra emozione.

Purtroppo l’ultimo giorno ad Abìsko è arrivato
Ed il viaggio è quasi terminato.
Inizia la tristezza a serpeggiare 
E ci si ferma un po’ a  pensare.
La Lapponia per l’ultimo giorno ci aspetta
E per dare l’addio non c’è fretta.
A Kìruna in treno abbiam fatto ritorno
Per scoprire uno strano mondo:
La miniera siam andati a vistare
E dei caschetti c’han fatto indossare
Vecchia l’idea dei minatori
Ormai fan tutto con i motori

L’adrenalina però iniziava ad arrivare
A cena in motoslitta bisogna andare.
Un’altra nuova esperienza vissuta intensamente
Con tanti ricordi da tenere nella mente.
Ultima cena intorno al fuoco in una capanna
Per poi andare mestamente a nanna..

Ora, io le emozioni ho provato a raccontare
Di un viaggio sicuramente da consigliare!
Tutto il gruppo desidero salutare
E di tutto cuore vi voglio ringraziare
Il viaggio a Nord speciale avete reso
E molte volte il mio sorriso avete acceso
Qualcosa di speciale mi avete donato
Rendendo magico il viaggio sognato.

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Parallelo 68N

10/2/2014

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di Daria Romei, partecipante al viaggio di gruppo del febbraio 2014


Sono giorni che attendo quell'attimo perfetto, solenne e sgombro da ogni pensiero per scrivere in pace le mie impressioni sul viaggio in Lapponia. Ed eccotelo arrivato quel momento che tutto ha, tranne quella agognata solennità e candida leggerezza: sono le 20 di domenica sera e mi trovo in coda in mezzo al traffico alpino. In due ore ho percorso solo 32 dei 390 km che mi separano da casa. 

Rientrata dal viaggio ad Abisko ho provato a trascorrere un fine settimana tranquillo nella mia campagna tra dolci colline, bosco e caprioli. Qualcosa non ha funzionato e giorno dopo giorno è cresciuto il "mal d'aurora boreale". Ogni giorno a consultare il sito per verificare la probabilità di aurore ed a guardarmele in diretta dalla web cam dell'aurora Sky station. Una profonda nostalgia di quei posti mi ha spinto, al secondo fine settimana di astinenza, ad andare a cercar la neve. Ne ho trovata tanta, dai 2 ai 4 metri, boschi, alberi innevati, tutto ciò che si può desiderare da un paesaggio alpino, ma eccomi qui e di rientro a casa, intrappolata nel traffico di sciatori sulle piste prima ed auto adesso, penso e ripenso alla Lapponia. La neve pare la stessa sebbene quella cortinese sia sporcata dalla sabbia sahariana (anche questo oltre al traffico ed alla densità abitativa, difficilmente capitano sul parallelo 68) ma tutto intorno è diverso e mi rendo conto che la magia della Lapponia non è replicabile al di fuori di quel territorio geografico. 

Ciò che più mi ha affascinato è l’immensa distesa di natura intatta, dove l’uomo gioca un ruolo di terz’ordine, da ospite discreto più che da conquistatore sfrontato come invece accade sulle nostre montagne. Nella terra lappone si respira potenza che sale dal ghiaccio sotto ai pieni, che scende dal cielo con l’aurora boreale. C’è un gioco continuo tra terra e cielo e l’uomo resta un piccolo spettatore di questa esplosione di bellezza. Assistere all’aurora boreale è come essere accolti in un momento di intimità della natura: il primo momento in cui vedi il cielo tingersi di verde e non sai di preciso cosa aspettarti, ti colpisce  dentro e ti fa sentire un privilegiato.

Ti circondano il silenzio, la sensazione di libertà, gli scenari spettacolari di laghi ghiacciati senza più una linea di demarcazione con il cielo. Tutto avvolto in una luce tenue ma calda, fugace ma sottilmente tenace sulla linea dell’orizzonte. 

Questo viaggio ha segnato il cuore. L’aurora di per sé, sebbene scientificamente spiegata, rimane un mistero superlativo. L’attesa dell’aurora in compagnia di persone altrettanto desiderose di vederla è stato quanto di meglio potessi chiedere ad un viaggio. Non conta essere lì, perché oggigiorno tutti possono andare ovunque: sul ghiaccio di notte rimangono in attesa quei compagni che amano le stesse cose che tu vedi e senti e questa condivisione ti avvicina emotivamente anche a chi hai conosciuto solo da poche ore. 

Resta un mistero questo affiatamento che c’è stato nel gruppo e in quanto tale lo accolgo così come viene: mi ha fatto star bene, felice di esser lassù sul parallelo 68. 

Questo è un viaggio che vale la pena di fare ogniqualvolta senti il bisogno di stoccare l’anima con un evento straordinario, quando senti la voglia di una intensa ed intima emozione, di respirare un amore ed un rispetto per la natura che oramai chi vive nelle affollate e caotiche città ha perso a scapito di una relazione fugace con una valanga di dati ed informazioni che tutto chiedono e niente lasciano. 

Ritornerò sul parallelo 68. E’ una promessa.

Note tecniche:

Alla mia seconda esperienza di gruppo, dopo 25 anni da “solista”, sebbene inizialmente non ne avessi compreso il meccanismo, ho molto apprezzato il “taglio” dato al viaggio: Gabriele è prima di tutto un appassionato, non una guida in senso lato. Non è un viaggio da bandierina e microfoni, né da spaghetti e intrattenimento. E’ un viaggio solido, dritto, puro. Si entra in Lapponia, non si assiste alla Lapponia. Ci si cala in una realtà diversa, la si vive da dentro quindi se il giorno prima incredula assisti alle signore fare la spesa al supermercato con la slitta, il giorno dopo ci stai sopra te, magari trainata dai cani. Silvia è un’organizzatrice rigorosa ed efficace. Ci si sente di essere in loro compagnia, non scarrozzati a destra e manca.

A posteriori, personalmente, avrei preferito saltare il giorno a Stoccolma e puntare dritto verso nord perché quello è lo scopo del mio viaggio. Dopo aver visto il magnetometro schizzare a 6 il giorno in cui siamo partiti e sapere che la sera prima di arrivare c’era stata un’aurora bellissima... Proprio perché si va lassù per l’aurora la prossima volta cercherò di non perdermi nemmeno un attimo di possibilità di vederla. :-).

Una nota di merito alle eccelse colazioni. Mentre per le cene, speravo in piatti più semplici, in zuppe da bosco e falò, una cucina quotidiana piuttosto che la ricercatezza dei giorni di festa, giusto per sentirsi ancora più lapponi che visitatori. :-)”
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Luna di miele

13/3/2013

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di Francesca e Giuseppe che hanno effettuato il viaggio di nozze nel 2013

Il viaggio a Kiruna è stata una delle esperienze più belle della nostra vita, e non solo perché è stata la meta della nostra luna di miele, ma perché ci ha regalato delle emozioni uniche mai provate finora. 

Ci siamo sposati il 23 Febbraio 2013 io e Giuseppe ed il 28 Febbraio siamo partiti per la Lapponia Svedese. Siamo stati davvero molto fortunati perché siamo riusciti a vedere la "Dama Sfuggente" la prima sera durante la nostra prima escursione: quella coi cani da slitta. E' stata un' avventura stupenda: abbiamo preparato i cani e le slitte nel primo pomeriggio insieme alla nostra guida, il simpaticissimo Sebastian, e ci siamo incamminati lungo il fiume ghiacciato con un sole splendente alle nostre spalle, un cielo terso, un'aria limpida mai respirata prima...attorno a noi solo il "bianco"; un bianco che toglie il fiato e ci fa realizzare finalmente su quale meraviglioso pianeta abbiamo la fortuna di vivere.

Arriviamo all'accampamento dove la luce è quella delle sole candele, ed il calore è quello di un fuoco acceso e della compagnia; Sebastian fa mangiare i cani che però non sembrano poi tanto stanchi, sono eccezionali! Ci sediamo a tavola per la cena e non facciamo nemmeno in tempo ad assaporare il primo boccone che sentiamo qualcuno che urla:"The Northern Lights!!!" Non perdiamo nemmeno un istante, afferriamo la macchina fotografica ed il tre piedi e corriamo fuori per cercare di catturare lo spettacolo più raro al mondo, quello per cui siamo lì: l'Aurora Boreale. E' incantevole, un bagliore verde e sinuoso che ci avvolge cambiando forma ogni secondo, qualcosa di incredibilmente affascinante e misterioso...

Nei giorni seguenti abbiamo fatto altre escursioni ad esempio quella con la motoslitta che è stata divertentissima e poi quella durante la quale abbiamo costruito il nostro primo igloo!!! Fantastico! E' stata una faticaccia perché abbiamo scavato per sei ore, ma alla fine ne è valsa la pena, anche se io mi sono rifiutata di pernottarci dal momento che sono molto freddolosa e che il giorno seguente avremmo dormito nell'Ice Hotel di Jukkasjärvi. 

L'Ice Hotel è stata la nostra ultima esperienza nel nord della Svezia: un posto unico e magico, un'opera d'arte vera e propria; la nostra luxury suite si chiamava Elliptical ed era davvero bella; ogni suite era particolare e dormire a -5° non è stato per nulla difficile vista l'accoglienza del personale e tutti i comfort a disposizione. L'indomani mattina ci hanno rilasciato l'attestato di "sopravvissuti ad una notte a -5°"!!!

Colmi di meraviglie siamo partiti da Kiruna per fermarci solo un giorno a Stoccolma e poi tornare alla vita di tutti i giorni qui in Italia, nello smog e nel caos quotidiano dove quei paesaggi, quell'aria e quel silenzio si trovano solo nelle fotografie e nei nostri racconti, coi quali abbiamo fatto sognare amici e parenti.

Grazie di cuore per la splendida esperienza.

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Itaca

21/2/2013

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di Mary Stella, partecipante al viaggio di gruppo del 2013

Quando ti metterai in viaggio per Itaca, devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e in esperienze. ... non affrettare il viaggio; fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio metta piede sull' Isola, tu, ricco di tesori accumulati per strada senza aspettarti ricchezze da Itaca.

Itaca ti ha dato il bel viaggio; senza di lei mai ti saresti messo in viaggio: che cos'altro ti aspetti?

e se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso. Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso, già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare" ( K.S.)

Ti metti in viaggio per scoprire l' aurora boreale, forse mai vista o forse mai compresa.

Durante il viaggio, poi, con occhi nuovi, scopri una natura incontaminata, un paesaggio incantevole che sembra uscito da una vecchia fiaba.

Scopri volti e visi di gente, del luogo, felice,sorridente,accogliente ed ospitale.

Senti odori diversi e sapori indimenticabili.

Il bianco della neve non smette di circondarti e il corpo si rilassa dimenticando tutto.

Ti metti in viaggio alla ricerca dell' aurora boreale, ma poi scopri compagni di viaggio che divengono amici, avventurieri nelle escursioni.

Scopri guide pronte a farti divertire, montando su una slitta, su una moto, arrampicando su una parete o condividendo una ciaspolata, piuttosto che un pasto fumante dentro una vecchia capanna.

Scopri il gruppo e la bellezza di una bevanda calda tra chiacchiere e risate, mentre fuori nevica.

Non senti nè freddo nè stanchezza.

Non senti la voglia di casa, perchè in Svezia: ci si sente a casa! fin quasi a rimpiangere di non esser nato lì!

I giorni volano in fretta e, un pò distrattamente, ti rendi conto che eri partito: "a caccia di aurore boreali!"

Se la vedi, quando la vedi, ti suscita un'emozione fortemente personale ed indescrivibile: un senso di vittoria, misto a stupore e meraviglia. Ti senti piccolo al cospetto di tanta bellezza. I ricordi si incidono forti, la cerchi la sera successiva e quella dopo ancora e ti prometti di cercarla l'anno dopo! quasi da non poterne più fare a meno...

Se non la vedi o la intravedi, credimi, poco conta... 

Non per questo Itaca ti avrà deluso!

Itaca ti ha già dato il bel viaggio. Itaca è il viaggio!

che cos'altro ti aspetti? ad Itaca, tu sei già arrivato!
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Aurora Hunters

22/1/2013

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di Piera Setti partecipante al viaggio di gruppo del gennaio 2013

Aurora Hunters: definirci così è forse un po’ esagerato, ma a tutti gli effetti eravamo lì per lei, per cercarla e vederla almeno una volta !

Invece è successo non una ma due volte e nonostante la bassa attività solare, ci ha fatto l’onore di comparire e farsi fotografare per ben due notti. Non ci ha nemmeno fatto aspettare molto, la seconda volta alle 21.30 già gironzolava nel cielo stellato. Un vorticare di cavalletti, di consigli, di flash azzittiti immediatamente e mormorii entusiasti dal cinese all’italiano.

Poi il the fatto sul fuoco acceso in mezzo alla neve con la legna portata nello zaino dalla guida che ci aveva accompagnati lassù, in un pianoro sopra Abisko in un’escursione notturna con ciaspole, ma fatta senza ciaspole (neve troppo battuta). Sotto di noi le poche luci e sopra l’Aurora che scivola da una parte all’altra del cielo, che riempie gli spazi tra le poche nuvole come un sipario che si chiude alla fine di uno spettacolo. 

Momenti magici che le foto ci aiuteranno a ricordare, foto che hanno fatto gli altri, noi manco un bagliore siamo riusciti a riprendere. E poi Gabriele, tour leader d’eccezione, che ci consegna una lucina rossa e dice, “dai vai, fai qualcosa”… ed ecco una foto diversa, non solo Aurora ma anche disegni, parole, emozioni uniche che non potremo mai dimenticare!

Un viaggio iniziato con un arrivo a Kiruna nel bel mezzo di una tormenta di neve, paesaggio fantastico, un battesimo del circolo polare in tutta la sua bellezza, atterraggio perfetto quasi in assenza di visibilità e con 10cm di neve fresca sulla pista.

L’incontro con gli altri, non potremo essere più diversi a partire dall’età, dai giovanissimi siciliani alle signore della Sardegna (coraggiose ad affrontare un cotal viaggio), tutti animati dallo stesso spirito d’avventura.

E si parte con i tour, ma prima è obbligatorio un accenno alla tuta overall, impossibile fare senza: 20 minuti d’orologio per indossare il tutto dal passamontagna agli stivali, alla fine sembriamo l’omino Michelin (date un’occhiata alle foto se non mi credete), oddio non tutti magari, ma una buona parte di noi si. E qui si inizia a ridere, già al noleggio della tuta iniziamo a ridere e praticamente non si smette più fino alla partenza. 

La motoslitta ci porta in un paesaggio fatato, visto prima d’ora solo nei film, un'immersione in una natura in bianco e nero, con dei riflessi azzurri nei momenti di maggior luce, una luce che rischiara tre, quattro ore al giorno, già alle 14 è praticamente notte. Si corre tra gli alberi pieni di neve, su distese di neve immacolata, sui laghi ghiacciati dove poco prima abbiamo fatto un buco con una gigantesca trivella per cercare inutilmente di pescare: impossibile trovare le parole giuste per trasmettere tutto quanto.

Ci siamo innevati (il termine invernale di insabbiati), ribaltati, abbiamo tirato fuori di peso la motoslitta da un mucchio di neve aiutati dalla guida, poveretta, che ci gridava “pull pull……”  e noi non lo capivamo: è stato lì soprattutto che abbiamo compreso l’importanza di sapere le lingue!

E poi la visita al villaggio Sami, la chiesetta rossa fuori e coloratissima dentro, le ragnatele congelate e le impronte delle nostre mani sulle pareti ghiacciate, l’incontro a tu per tu con le renne  e il mitico ICE Hotel. Momento indimenticabile  perché  un principio di congelamento alle estremità, a tutte le estremità, era imminente, niente tuta overall quel giorno, ma abbigliamento italico da montagna del tutto insufficiente, solo lo shop dell’hotel ci ha salvati.

Il trasferimento ad Abisko, tutti in stazione, solo i bagagli con Gabriele e Davide se ne vanno col pulmino e solo il pulmino parte in orario. Il nostro treno ad un certo punto sparisce dal tabellone elettronico, panico tipico italiano in una stazioncina gremita di cinesi. Silvia che, poveretta lei, deve badare, oltre che al piccolo ma bravissimo Galileo, anche  a tutti noi, telefona all'ufficio informazioni,  due ore dopo finalmente si parte e alle 19 siamo già seduti al ristorante dell’Abisko Station, dove si forma il gruppo vino che rimarrà tale fino all’ultima cena.

Gran serata che culmina con la salita in seggiovia all’Aurora Sky Station, 20 minuti circa di salita nel buio quasi assoluto, con solo le luci intermittenti dei seggiolini a far da guida, e, considerando le tute Aurora Sky indossate sopra a tutto, potete solo immaginare come sono diventati stretti i seggiolini.

Il silenzio era assoluto, non so se per la paura, visto il notevole dondolio nel vuoto, o per l’emozione, ma sia per la salita che per la discesa, verso mezzanotte e mezza, è stato forse l’unico momento nel quale i nostri eroi sono stati silenziosi e carenti di battute.

Nemmeno durante la corsa con le slitte trainati dai cani siamo riusciti a rimanere seri, loro correvano eccome se correvano, hai voglia a provare di frenare, riuscivano a trascinare la slitta anche col freno tutto piantato nella neve, chi è stato sbalzato dalla slitta, chi ha preso le curve troppo strette, chi addirittura ha provato a fare una scivolata sul ghiaccio sulle reali terga, di tutto siamo riusciti a fare, ma tutto rifaremo un’altra volta. E’ bellissimo correre sulla neve, sentire l’abbaiare entusiasta dei cani vogliosi di partire, infilarsi tra gli alberi e sbucare su un laghetto ghiacciato con le nostre guide Andreas e Thomas che fanno la spola lungo la fila di slitte chiedendoci se va tutto ok.

E non possiamo dimenticare i momenti esilaranti nella batdunna, la corsa in costume da bagno dalla baita alla tinozza fumante, l’attesa che l’acqua passasse dai 44° (Gabriele ne sa qualcosa) ai 38 regolamentari, un’esperienza decisamente da non perdere, da godere fino all’ultimo per comprendere appieno l’usanza tipicamente scandinava.

Impossibile non descrivere la calda accoglienza del Lodge, a qualsiasi ora era lì ad aspettarci come una mamma premurosa, le luci sempre accese, i thermos di acqua calda per il the e il caffè, i biscottini, il  miele, le coperte sulle poltrone e le candele alle finestre.

Una vacanza di quelle che sogni, che indichi, a chi te lo chiede,  come prima cosa da fare se il biglietto gratta e vinci che hai comprato frutterà qualcosa.

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Sciogliersi al freddo

10/1/2012

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di Marco Caineri, giornalista


Abbiamo dovuto supplicare le nostre valigie, convincerle a tornare. Perché non volevano saperne. Hanno continuato a girare per l’Europa un altro paio di giorni dopo il nostro rientro a casa.

Sono rimaste in volo da qualche parte, fra Stoccolma e Venezia, forse a cercare di vedere quello che noi avevamo già visto e loro, chiuse in camera, ci avevano sentito raccontare. Inutile provare a spiegarlo alla signorina veneta del desk, a Tessera, incredibilmente più fredda e incomprensibile della sua omologa collega svedese.

Lassù, a Kiruna, dove la valigia di Silvia aveva tentato la sua prima fuga (una scappatella all’Ice Hotel sotto il cielo artico dev’essere sembrata irresistibile per un modello di Samsonite che si chiama “Cosmolite”). Là, dicevo, ci aveva assistito una delle tre signore che apparentemente gestiscono in autonomia l’aeroporto più a nord della Svezia. Le avete viste? Fanno tutto loro. Check-in, controllo documenti, ritiro carte d’imbarco. Le saluti da una parte lasciando loro la valigia, ti giri, e te le ritrovi davanti che ti sorridono chiedendoti il biglietto. Sono convinto che, dopo la nostra partenza, lei, quella che ci aveva accolto all’andata per aiutarci a rintracciare la valigia fuggiasca, si sia messa a preparare kottbullar e hotdog di renna al bar dell’aeroporto. Altrimenti, tra un volo e l’altro (cioè i due in tutto che partono ogni giorno da là) come passano il tempo?

Aeroporto a conduzione familiare. Che è un bell’aggettivo per descrivere la sensazione che ci ha lasciato questo viaggio. Familiare. Saranno stati Galileo e Mafalda (anzi, Sofia, che sennò la nonna si arrabbia…), sarà stato l’affiatamento spontaneo, morbido, senza fatica, che si è creato nel gruppo. Un gruppo che pure era non poco eterogeneo. Saranno stati il freddo, il silenzio, la distanza da tutto. Il ritmo rallentato dei passi e dei pensieri. Il buio che vorrebbe stravincere e invece no. La luce fioca ma calda nelle case, le case senza tende alle finestre che ti vien voglia di guardarci dentro (ma là nessuno si sogna di farlo). Le spiegazioni sull’aurora. Come nasce, come si forma, come cambia. Il direttore di un centro scientifico che ti aspetta e ti accoglie in un giorno festivo. Sarà stato tutto questo.

Sospetto che se con lo stesso identico gruppo ci fossimo trovati a Milano, probabilmente saremmo diventati nervosi e insofferenti prima del tramonto. E non avremmo nemmeno avuto la speranza di un aurora boreale in arrivo, la sera, a riconciliarci.

Perché l’aurora è stato il magico miraggio che ci ha portato lassù, ma è stata un dippù, o forse una scusa. L’abbiamo vista (chi più, chi meno, a seconda della resistenza al sonno – o della motivazione) e ci ha soddisfatto. Io sono perfino orgoglioso di quella foto che mi ha scattato Gabriele davanti alla Dama Fuggente. Purtroppo era l’aurora numero 2 di quella notte, non la famigerata numero 3. Alla terza io e Silvia dormivamo, ma non riuscirete – Gabriele, Michela, Luca e integralisti dell’aurora tutti – ad instillare in noi alcun senso di rimorso per questo. 

Perché tutto il resto l’abbiamo goduto. Ed è quello che ci porteremo dentro. I posti, le luci, la gente, la compagnia. Le piccole cose che in così poco tempo abbiamo capito di alcuni e carpito da altri. Perfino il cibo. E i bagagli che scappano, con la valigia di Silvia recidiva nella fuga. Peccato per loro, perché non essendoci, quel giorno a Venezia, loro che l’aurora non l’hanno vista, si sono persi anche lo spettacolo che ci ha accolto appena fuori dall’aeroporto di Venezia, quasi a cercare di accendere una rivalità con quello che avevamo visto altrove. C’era un incredibile arcobaleno. In pieno inverno. Ad arco completo. Con tutti i colori. Boreale.
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Poesia

8/2/2011

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Elena Lippe,partecipante al viaggio di gruppo del 2011

“Semplice    
Bellezza fiorisce 
Esplode 
E’ l’Infinito 
Che mi avvolge 
Così piccola 
Posso sentirmi 
Così fragile 
Eppure 
Trascendo limiti    
Materia 
Sublimata in luce    
Immensamente fusa 
Disciolgo le mie carni in cielo…”
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Le Northern Lights nel freddo della notte polare

11/1/2011

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Gabriele Formentini

Te ne rendi conto subito che stai per partire per un posto diverso dal solito, un luogo dove l'inverno é il padrone incontrastato e dove la Natura giace incontaminata sotto il candido manto bianco della neve. A mano a mano che l'aereo da Stoccolma in rotta per Kiruna si porta verso latitudini sempre più elevate, nonostante le lancette dell'orologio siano puntate sul mezzogiorno, il Sole tende a scendere sempre più verso sull'orizzonte fino a che l'ombra sulla punta delle ali si fa lunghissima per scomparire prima di atterrare sulla pista ghiacciata dell'aeroporto più a nord della Svezia. 

Quando scendi dall'aereo l'aria purissima ti entra fredda dentro i polmoni e ti ritrovi a guardare la nuvoletta del fiato condensare ad una temperatura che, nonostante sia pieno giorno, raggiunge quasi i -20C. Tutto attorno é avvolto da una strana luce azzurrognola: è la blue-daylight. Il 6 gennaio, ancora nella notte polare, alla latitudine di 67°49’N il Sole non fa ancora capolino sull'orizzonte.

Quando si lascia l'aeroporto e ci si avvicina alla città di Kiruna l'impressione che si ha é quella di trovarsi in un avamposto minerario. Qui infatti c'è la più grande miniera di ferro d'Europa, la cui produzione che si spinge oltre i 1.000 m sotto il livello del terreno, é capace di riempire qualcosa come 10-15 treni al giorno da oltre 50 vagoni di 100 tonnellate di materiale ciascuno. Così quando si scende a 500 metri sotto terra per carpire i segreti di questo immenso impianto minerario é facile vestire i panni di Axel, il nipote del professore Otto Lidenbrock che è protagonista del libro "Viaggio al centro della Terra" di Jules Verne.

Kiruna non vive solo del proprio ricco sottosuolo. Ad un'ora di auto da percorrere nel nulla più assoluto trova posto Esrange la base spaziale svedese, centro di ricerca e controllo di satelliti e dalla quale vengono lanciati razzi per sperimenti scientifici in voli suborbitali fino a 800 km di quota. E proprio Kiruna é stata scelta dalla Virgin Galactic del magnate Richard Branson come unica base in Europa dalla quale far partire i primi turisti spaziali per i voli suborbitali dal costo di 200 mila dollari. Il nome scelto dall'amministrazione comunale svedese per il piano di sviluppo della cittá é "Kiruna Sky City 2020" e ciò é sufficiente per rendere l'idea. Ancora un paio d'anni ed i primi turisti spaziali arriveranno da queste parti per varcare la fatidica soglia dei 100 km di quota ed essere inseriti a pieno diritto in quella ristretta cerchia di persone che si chiama astronauti. 

A queste latitudini d'inverno é possibile assistere anche ad uno dei più belli spettacoli di Madre Natura: l'Aurora Boreale. Ed é anche per la presenza della "Dama sfuggente" che la Virgin Galactic ha scelto Kiruna: quale modo migliore per coronare il proprio volo spaziale? Per i fortunati astronauti essere proiettati a 100 km di quota vorrà dire quasi immergersi nelle Northern Lights, le Luci del Nord come é conosciuta comunemente in inglese l'Aurora Boreale.

Northern Lights é anche il nome del viaggio da noi creato che in occasione della prima edizione ha regalato a circa venti persone la possibilità di conoscere un mondo fatato, avvolto da un alone di mistero reso ancor più suggestivo dalle emozioni che solo l'Aurora Boreale é in grado di trasmettere. Emozioni impossibili da descrivere a parole e che gli scatti di una macchina fotografica possono solo parzialmente rendere giustizia catturando in un fermo immagine quell’incredibile movimento di luci e colori che sovrasta gli occhi e la mente.

Durante l'inverno ci sono altri protagonisti che sovrastano tutto e tutti: il freddo e il ghiaccio. Il veder scendere i numeri del termometro dell'auto verso valori sempre più negativi si trasforma in una vera e propria sfida e scommessa... -26, -27... -30C! E allora le auto si fermano nel mezzo della tundra artica, nessuno in vista ad est ed ad ovest, si esce allo scoperto per vivere l'esperienza dei -30C. Ed anche questa é un'altra emozione da chiudere nel cassetto e da custodire gelosamente tra i propri ricordi. A queste temperature tutto é ghiaccio, tanto che da queste parti ogni anno prende vita dalle acque di uno dei fiumi più puliti al mondo l'originale Ice Hotel. Dormire dentro un sacco a pelo sopra una pelle di renna posta sopra un letto di ghiaccio puro é di certo una di quelle esperienze che difficilmente dimenticherete.
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    Sono persone che hanno viaggiato con noi e che hanno deciso di condividere le proprie emozioni scrivendo dei racconti, delle poesie, delle testimonianze

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